MOSTRE
Il nucleo di opere copre un arco temporale di circa dieci anni e include:
• Asylia (2015)
Una serie di quattro sculture progettate per uno spazio pubblico di Milano, ispirate all’idea di uno spazio extra-territoriale in forma di parallelepipedo di cemento nero. Le opere sono state presentate a Palazzo Reale di Milano nell’ambito della mostra 30 progetti per ArtLine.
• The Fountains of Za’atari (2017 – in corso)
Una serie di sculture di argilla che riproducono i cortili con fontana costruiti dai residenti del campo rifugiati di Za’atari, in Giordania. L’artista li propone come monumenti pubblici da riconoscere come res communes omnium, risorse comuni dell’umanità non soggette a sovranità statale.
Per questa mostra, il progetto si arricchisce di nuove opere create in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Firenze (prof. Veronica Montanino e Marco Raffaele; studentesse: Mariapaola Diversi, Viola Evangelisti, Beatrice Giovannini).
• Bethel Chapel’s Annex (2023)
Un tappeto/scultura di 500 mq presentato come primo annesso mobile della Cappella di Bethel all’Aia (Paesi Bassi), dove una messa non-stop di 2365 ore ha impedito l'espulsione di una famiglia armena.
Realizzato con Derk Stegeman e Theo Hettema della Chiesa Protestante dell’Aia, il tappeto è pensato per essere attivabile ovunque sia necessario proteggere diritti umani attraverso la ritualità collettiva.
Visione
In Not as representation, Moscardini propone la scultura non come mera rappresentazione, ma come dispositivo attivo. Ogni opera è un’ipotesi concreta di spazio che sfugge al controllo, un luogo mobile, giuridico e politico. La mostra abita Magazzino 5 come un territorio di possibilità, in ascolto del mondo e delle sue crisi, dei suoi gesti di resistenza, delle sue derive comunitarie.
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